Icona by Frederick Forsyth

Icona by Frederick Forsyth

autore:Frederick Forsyth [Forsyth, Frederick]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: narrativa, Thriller, Spionaggio
editore: bandinotto
pubblicato: 2013-01-04T18:46:38+00:00


Mosca, gennaio 1991.

Il colonnello Anatoli Grishin uscì dalla stanza dell’interrogatorio e si ritirò nel suo ufficio. Era furioso.

La squadra addetta agli interrogatori era soddisfatta dei risultati ottenuti. Il comitato Monakh aveva finito il suo lavoro. Adesso era tutto registrato, da quel lontano 1983 in cui un ragazzino si era ammalato a Nairobi, all’arresto avvenuto il settembre precedente davanti all’Opera Café.

Gli uomini della Prima Direzione Centrale sapevano che Monk era caduto in disgrazia, che era stato degradato e che gli avevano tagliato le gambe. Questo significava sicuramente: che non aveva più agenti. La sua forza erano stati soltanto quattro collaboratori, ma li aveva scelti bene! Solo uno era ancora vivo, ma non ne aveva per molto.

Anche di questo Grishin era sicuro.

Fine del Comitato Monakh, dunque. Il loro compito era terminato.

Avrebbe potuto essere un’ottima ragione per essere soddisfatti. Ma l’ira di Grishin era stata originata da un particolare emerso durante l’ultimo interrogatorio.

Cento metri. Solo cento miserabili metri Il rapporto della sorveglianza era impeccabile. Nelle ultime ventiquattr’ore di libertà, Nikolai Turkin non aveva stabilito alcun contatto con agenti nemici.

Aveva trascorso la giornata all’interno del quartier generale e cenato in mensa, quindi era uscito ed era stato seguito fino a un caffè dove si era seduto a leggere e si era fatto lucidare le scarpe.

Era stato Turkin a parlarne. I due sorveglianti al di là della piazza avevano semplicemente visto l’uomo accoccolarsi sullo sgabello e fare il suo lavoro. Qualche secondo dopo le due auto del Kgb avevano svoltato l’angolo, e in quel preciso istante, seduto accanto al conducente della prima, Grishin si era trovato a non più di cento metri da Jason Monk. Sul suolo russo.

Nella stanza dell’interrogatorio, tutti gli sguardi erano puntati su di lui. LUI era il responsabile dell’operazione, sembravano dire, e si era lasciato sfuggire la preda più ambita.

Tortura. La tortura era assicurata. Non come strumento di persuasione, ma come punizione. Ma poi avevano deciso altrimenti, contro la sua volontà. Il presidente del Kgb chiedeva un’esecuzione immediata; di quei tempi, anche lui temeva di essere scavalcato. Avrebbe presentato la richiesta al capo dello stato quel giorno stesso. Turkin sarebbe stato fucilato il mattino seguente.

Di quei tempi. Tempi che cambiavano con una rapidità impressionante.

Il servizio era attaccato da ogni parte da quei porci della stampa, gentaglia che lui avrebbe saputo come sistemare.

Ciò che il colonnello non sapeva era che in agosto il suo superiore, il generale Kriuckov, avrebbe tentato il colpo di stato. Per vendicarsi, Gorbaciov avrebbe smembrato il Kgb. L’Unione Sovietica sarebbe definitivamente crollata nel mese di dicembre.

Mentre in quel giorno di gennaio Grishin stava nel suo ufficio immerso in pensieri cupi, il generale Kriuckov posava sulla scrivania del presidente la richiesta di fucilazione per l’ex colonnello del Kgb Turkin. Gorbaciov prese la penna, la sollevò, esitò.

In agosto Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait. Gli americani stavano già bombardando il paese, e l’invasione terrestre era imminente. Molti uomini di stato si proponevano come mediatori internazionali di pace.

Uno di essi era Mikhail Gorbaciov.

“Comprendo a fondo ciò che quest’uomo ha fatto” disse, “é giusto che muoia.



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